“Mentre gl’industriosi ed egregi spiriti col lume del famosissimo Giotto e de’ seguaci suoi si sforzavano dar saggio al mondo del valore che la benignità delle stelle e la proporzionata mistione degli umori aveva dato agli ingegni loro, e desiderosi di imitare con l’eccellenza dell’arte la grandezza della natura, per venire più che potevano a quella somma cognizione, che molti chiamano intelligenza, universalmente , ancora che indarno, si affaticavano, il benignissimo Rettore del Cielo volse clemente gli occhi alla terra […]
“Mentre gl’industriosi ed egregi spiriti col lume del famosissimo Giotto e de’ seguaci suoi si sforzavano dar saggio al mondo del valore che la benignità delle stelle e la proporzionata mistione degli umori aveva dato agli ingegni loro, e desiderosi di imitare con l’eccellenza dell’arte la grandezza della natura, per venire più che potevano a quella somma cognizione, che molti chiamano intelligenza, universalmente , ancora che indarno, si affaticavano, il benignissimo Rettore del Cielo volse clemente gli occhi alla terra, e veduta la vana infinità di tante fatiche, gli ardentissimi studi senza alcun frutto, e la opinione presuntuosa degli uomini assai più lontana dal vero che le tenebre dalla luce, per cavarci di tanti errori si dispose mandare in terra uno spirito, che universalmente in ciascheduna arte ed in ogni professione fusse abile, operando per sè solo a mostrare che cosa sia la perfezione dell’arte del disegno nel lineare, dintornare, ombrare e lumeggiare, per dar rilievo alle cose della pittura, e con retto giudizio operare nella scultura, e rendere le abitazioni comode e sicure, sane, allegre, proporzionate e ricche di vari ornamenti nell’architettura.
Volle oltra ciò accompagnarlo della vera filosofia morale con l’ornamento della dolce poesia, acciochè il mondo lo eleggesse ed ammirasse per suo singularissimo specchio nella vita, nell’opere, nella santità dei costumi ed in tutte l’azioni umane; e perché da noi piuttosto celeste che terrena cosa si nominasse .”
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