Il convegno “Prevenire il bullismo e il cyberbullismo” del 22 Novembre, alla presenza di SCIFOPSI Unifi, della Regione Toscana, dell’URS Firenze e del MIUR, ha portato l’attenzione sulle politiche di contrasto e di prevenzione al bullismo alla luce della nuova legge n.71/2017, evidenziando ancor di più l’importanza di progetti come NOTrap-SiFa, presente ne Le Chiavi della città in nuova veste sperimentale.
Facendo chiarezza tra i termini è bene definire “bullismo”, come sottolinea prof.ssa Menesini, come una sottocategoria di atteggiamento caratterizzato sa intenzionalità, ripetitività, discrasia di potere tra bullo e vittima, soggetta a un ampliamento e deresponsabilizzazione nel contesto virtuale in cui le minacce avvengono senza limiti spaizo-temporali (cyberbullismo).
Nel quadro internazionale, come sottolineano i dati dell’UNICEF Research Center ed il report UN “Endling the torment”, il bullismo e le sue degenerazioni in Rete sono un fenomeno in sostanziale crescita e con pesanti conseguenze sociali. Anzitutto la salute fisica e mentale delle vittime e dei bulli che è messa a repentaglio, quindi il fallimento del sistema sociale soprattutto nel proteggere i più esposti (i teenager e i maschi), non ultimi i costi che gli stati devono sostenere per arginare il fenomeno. La ricerca UNICEF- OECD ha enucleato, sebbene a volte i dati risultino mancanti o non comparabili, tre categorie: basso, medio e alto rischio di bullismo per ciascun paese. I diversi stati si collocano “a macchia di leopardo” all’interno di queste categorie. Ad esempio tra i più a rischio, oltre a molti paesi dell’Africa e dell’Asia troviamo anche il Canada e l’Argentina, invece tra i meno a rischio, assieme ai paesi scandinavi, sorprendentemente c’è anche l’Italia.
Eppure in Italia il problema è tangibile a livello sociale e scolastico e l’attenzione al tema è in crescita. I dati ISTAT 2015 riportano che tra gli adolescenti dagli 11 ai 17 anni il 50% è stato, almeno una volta, vittima di bullismo, il 20% ne è vittima mensilmente ed il 9% settimanalmente. Il CENSIS (2016) ha rilevato che il 65% dei dirigenti scolastici italiani ha dovuto fronteggiare almeno un caso di bullismo. Invece i dati SIC (Safer Internet Center) 2017 mostrano che il 20% dei ragazzi/e ha subito minacce negli ultimi mesi.
In questo contesto è stata emanata la prima legge sul cyberbullismo n.71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del cyberbullismo” , che fa seguito alle linee di orientamento della 107/2015, prevedendo un approccio inclusivo per la prevenzione ed il contrasto del bullismo, in cui siano coinvolti sia i decisori politici che il mondo della scuola, per realizzare un monitoraggio del fenomeno e realizzare un piano di azione integrato con un “codice di regolamentazione” per gestori servizi internet, operatori web, socialnetwork etc. Le novità introdotte dalle legge sono principalmente tre. La prima ovvero l’istituzionalizzazione, da parte di ogni scuola, di un “docente referente” che si occupi della gestione delle azioni preventive e informative sul bullismo e cyberbullismo attraverso l’adesione al programma del MIUR “Generazioni Connesse” ed a progetti organizzati localmente e attraverso la realizzazione di un e-policy di istituto , ad esempio sulla base del iGloss@ (glossario dei comportamenti devianti). La seconda cioè la modalità di segnalazione dei casi di bullismo anche attraverso la Helpline di Telefono azzurro e la Hotline di Save the Children e la modalità di rimozione dei contenuti dannosi, preceduta da istanza di oscuramento a carico del titolare dei dati ed al gestore del sito web o del socialmedia che li ha pubblicati. La terza, in fine, l’ammonimento del Questore quale strumento di intervento a carico del “bullo” ultra quattordicenne.
Il quadro normativo segna un passo significativo verso il modello “ecologico” di azione e prevenzione del bullismo che si vorrebbe adottare in Italia. Un modello in cui l’intervento sia modulato a seconda dell’età dei ragazzi, dei casi, e dei contesti e sia di molteplice livello. Partendo da una “prevenzione universale” ed un’opera di sensibilizzazione sul tema che vari progetti internazionali e nazionali si propongono di attuare (KiVa, Notrap) per arrivare a una “prevenzione selettiva” per contesti e gruppi “a rischi0” (SIC) , fino a un intervento indicato e mirato per vittime e bulli (Telefono Azzurro – Stop it Save the Children).
A conclusione è bene evidenziare lo sforzo profuso dalla Regione Toscana nell’ampliamento del progetto NoTrap! nell’a.s.2017/18 con il coinvolgimetno di oltre 6000 studenti delle scuole di Firenze, Lucca e Livorno.
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