Pubblico un interessante articolo di approfondimento sull'antico Egitto che mi ha inviato l'archeologa Donatella Fabbri
Nel 500 a. C., Ecateo di Mileto definiva gli Egizi: "popolo di mangiatori di pane". E' quindi evidente che il pane, il pane "vero", costituiva la base della loro alimentazione. Gli Egiziani possono essere considerati, con gli Ebrei, i primi ad aver apprezzato il pane lievitato.
I cereali coltivati nella Valle del Nilo, favorita dalle annuali inondazioni del fiume che, lasciando sul terreno uno strato di fertile limo, davano la possibilità di ottenere due raccolti l'anno, erano, in prevalenza, tre: il farro, uno specifico tipo di frumento (triticum aestivum) e l'orzo. Dopo la mietitura e la battitura (per separare i chicchi dalla paglia), la conservazione veniva fatta in grandi granai a forma di silos. I chicchi venivano trasformati in farina con macine di pietra o a mano, dalle donne, che li frantumavano tra due pietre lisce; si impastava, aggiungendo sale marino. Era difficile evitare del tutto che la finissima sabbia del deserto si mescolasse alla farina, causando una precoce erosione della dentatura. Non è chiaro come esattamente fosse la procedura per la lievitazione, se si usassero i fermenti della birra o l'avanzo di pasta inacidita del giorno precedente. La cottura avveniva su lastre di pietra arroventate, nei tempi più antichi, o, successivamente, in forni cilindrici, spesso in ambito domestico.
Le botteghe offrivano ai loro clienti una scelta notevole tra pani, salati e dolci, di varie forme: i più economici erano i non lievitati -l'attuale piadina- fatti con farina d'orzo o mista; più costosi, invece, i lievitati perchè fatti unicamente con farina di grano che, in quanto ricca di glutine, è più adatta alla lievitazione. C'erano pani a ciambella, a treccia, a triangolo, a mezzaluna, pani conici destinati alle offerte nei templi e, per i bambini, pani a forma di animali o di pupazzi. Per ottenere le focacce dolci -lo zucchero non era conosciuto- si usavano miele, datteri, fichi e uva passa, con eccellenti risultati.
I pani fatti con sola farina d'orzo erano destinati per la quasi totalità alla produzione della birra: tolti da forno a metà cottura, imbevuti di liquore di datteri, lasciati fermentare, pressati e filtrati attraverso un setaccio. Si otteneva così una bevanda, la birra, moderatamente alcoolica, alla quale, con l'aggiunta di altri ingredienti, si potevano variare gusto e gradazione.
Ovviamente, questi cereali venivano utilizzati anche per approntare polente e minestre da condire con formaggio ed erbe aromatiche, raramente con olio d'oliva, usato, all'epoca, più come unguento che nella preparazione del cibo.
Nell'antico Egitto non esisteva la moneta ma solo il baratto e, di conseguenza, il salario mensile dei lavoratori consisteva in alimenti, soprattutto in sacchi di cereali che potevano essere utilizzati per il fabbisogno familiare oppure come merce di scambio. Ai tempi di Ramesse III (XX°Dinastia), un capo operaio era pagato sette sacchi e mezzo di grano e orzo, un operaio, invece, quattro sacchi (un sacco conteneva circa 57 chili).
Per finire, una ricetta semplicissima e gustosa, una delle preferite da Ramesse III che, sulle pareti della sua tomba, a Tebe, fece rappresentare le diverse fasi di preparazione delle "Spirali dolci egizie". Ecco gli ingredienti: semola di grano duro o farina di grano tenero integrale, formaggio di pecora o capra, strutto, miele o sciroppo di datteri, semi di papavero. Si impasta la farina (o la semola ammollata in acqua) con la medesima quantità di formaggio salato e si modellano le spirali che devono essere fritte nello strutto bollente, ben colate e asciugate e, infine, cosparse di miele e semi di papavero. Da gustare anche oggi, buon appetito!
A cura della Dott.ssa Donatella Fabbri per i Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
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