Il Don Carlos è un’opera di Giuseppe Verdi, o meglio un Grand-opéra in cinque atti, scritto per l’Esposizione universale che ebbe luogo a Parigi nel 1867. Il libretto è di Francois-Joseph Méry e Camille Du Locle, dal poema drammatico Don Carlos, Infant von Spanien di Friedrich Schiller.
Il Don Carlos è un’opera un po’ particolare.
Per prima cosa è un’opera che spaventa i teatri, nel senso che per farla bene bisogna spendere molti soldi: gli allestimenti (scene, costumi) di solito sono molto ricchi (e cari); il cast dei cantanti è numeroso e deve saper cantare molto bene (la musica è difficile); non c’è infatti un vero e proprio protagonista; è lunga, molto lunga (nella versione francese cinque atti). Ma a partire dal 1947 è stata rappresentata molte volte: una delle più importanti è quella che ebbe luogo proprio a Firenze nel 1950.
Altro motivo di “stranezza”: ne esistono molte versioni (c’è chi dice sette), anche se le più importanti sono:
la prima versione in francese del 1867, in cinque atti;
la seconda in italiano del 1884, in quattro atti;
la terza in cinque atti del 1887, in cinque atti in francese, ma senza balletti.
La differenza fondamentale fra le prime due edizioni è che nell’edizione italiana manca il primo atto, che viene raccontato da Carlo all’inizio del secondo.
Va detto che anche la prima versione non è esattamente come l’aveva scritta Verdi. Quando infatti in occasione della generale del 24 febbraio 1867 fu eseguita per la prima volta senza interruzioni (un po’ come dovremo fare anche noi) risultò eccessivamente lunga. Era presente un giornalista che scrive:
Incominciato alle sette della sera, lo spettacolo è finito verso la mezzanotte. Vero è che gli intermezzi o entr’actes han durato più del regolare; ma anche raccorciandoli il più possibile, l’opera sarebbe di un quarto d’ora più lunga del dovere. A Parigi la durata delle opere è stabilita e non potrebbe infrangersi la regola. Lo spettacolo non può andare oltre la mezzanotte, perché l’ultima partenza delle ferrovie suburbane equella per dipartimenti limitrofi è a mezzanotte e trentacinque minuti. … Né può anticiparsi l’ora dell’alzata del sipario perché non si vuol precipitar il desinare dalla gente che va all’Opéra! Tutte queste considerazioni, o piuttosto queste servitù, per non dire schiavitù, han suggerito al compositore, gli hanno anzi imposto, di raccorciar di un quarto d’ora la durata della musica.
E Verdi tagliò: tagliò in particolare l’introduzioneall’Atto I e un a solo di Posa.
La prima esecuzione fu a Parigi, Opéra, 11 marzo 1867
La seconda versione a Milano, Teatro alla Scala, 10 gennaio 1884.
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