Il GDPR (acronimo inglese di General Data Protection Regulation – Regolamento UE 2016/679) è il regolamento con il quale la Commissione Europea rafforza e rende più omogenea la protezione dei dati personali dei cittadini dell’Unione europea e dei residenti nell’Unione europea, all’interno e all’esterno dei confini UE. Il testo, adottato il 27 aprile 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea il 4 maggio 2016 ed entrato in vigore il 25 maggio dello stesso anno, ha piena efficacia dal 25 maggio del corrente anno. La Commissione Europea ha inteso così restituire ai cittadini il controllo dei propri dati personali e semplificare il contesto normativo che riguarda gli affari internazionali unificando e rendendo omogenea la normativa privacy dentro l’UE. Con particolare riferimento ai minori, occorre prendere in esame l’Art. 8 del regolamento “Condizioni applicabili al consenso dei minori in relazione ai servizi della società dell’informazione”, in quanto stabilisce le regole generali per il consenso digitale: “il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ove il minore abbia un’età inferiore ai 16 anni, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”. È peraltro prevista una deroga a questa norma, ovvero: “Gli Stati membri possono stabilire per legge un’età inferiore a tali fini purché non inferiore ai 13 anni”. Quindi, dal 25 maggio, i ragazzi con età inferiore a 16 dovranno avere il consenso dei genitori per accedere all’offerta diretta di servizi della società dell’informazione (quali ad esempio social network e servizi di messaggistica). Ciò premesso, la lettura dell’Art. 8 del Regolamento, ci offre l’opportunità di fare alcune considerazioni su un tema più ampio, ovvero: “il rapporto che i minori hanno con le tecnologie digitali”. A tal riguardo, innanzitutto occorre tenere presente che oggi i ragazzi vivono in un contesto che è caratterizzato da una continuità online-offline. In secondo luogo, le possibilità di connessione alla rete internet – anytime e anywhere – se da un lato apre nuove possibilità di conoscenza e di partecipazione attiva, dall’altro espone a rischi relativi alla privacy e a ricadute sulla dimensione quotidiana della vita dei ragazzi, che hanno a che fare con la dimensione della reputazione, dell’hate speech, con forme di bullismo online, e così via dicendo. Altro fattore importante di cui tener conto è che gli adolescenti non vogliono rinunciare alla possibilità di visibilità pubblica offerte dai social media, e questo è normale, in quanto risponde al loro bisogno di approvazione da parte degli altri, a partire dal gruppo di pari che è presente, e con cui interagiscono, online. Da quanto sopra detto, ne deriva quindi che, noi adulti (genitori in primis) non dovremmo concentrarci solo sui temi della sicurezza e della costruzione di una visione critica, che insegni ai ragazzi a distinguere la qualità e veridicità dell’informazione online, ma essere costantemente a loro fianco per educarli ad avere la consapevolezza necessaria ai fini di un utilizzo positivo, utile e attivo delle piattaforme digitali.
CONDIVIDI: