Opéra di Parigi voleva dire fama e soldi e questo Verdi lo sapeva bene. Ormai famoso e discretamente ricco, quindi, il compositore che non lavora più ai ritmi forsennati di qualche anno prima, riceve alcune lettere da parte del direttore dell’Opéra, Emile Perrin, che gli propone diversi soggetti sui quali lavorare.
Fra questi Re Lear, tragedia shakespeariana che Verdi adorava e alla quale penserà praticamente per tutta la vita (e che ha molti caratteri che troveremo nel personaggio di Filippo del Don Carlos), una Cleopatra e Don Carlos. Verdi risponde il 21 luglio 1865, mentre discute con Léon Escudier che è andato a trovarlo con soggetti, scenari, qualche libretto:” Cleopatra non è soggetto per me. D. Carlos magnifico dramma ma a cui manca forse un po’ di spettacolo. Del resto ottima l’idea di far apparire Carlo Quinto, come è ottima la scena di Fontainbleau. A me piacerebbe, come in Schiller, una piccola scena fra Filippo e l’Inquisitore: e questo cieco e vecchissimo; Escudier ve ne dirà a voce il perché. Amerei inoltre un duo fra Filippo e Posa”.
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